Questo articolo tratta di uno studio svolto negli ultimi quattro anni, dai ricercatori del Dipartimento di Chimica dell’Università La Sapienza di Roma, all’interno di vasi datati tra VIII e IV sec. a. C. appartenuti ai Dauni, una popolazione preromana stanziata nel nord della Puglia (Italia).
Usando le più innovative tecniche di chimica microanalitica, spettrometria di massa tandem con ionizzazione elettrospray e cromatografia liquida ad alte prestazioni, i ricercatori hanno individuato tracce di tebaina, codeina e morfina, tre alcaloidi del Papaver somniferum, una pianta medicinale che già in precedenza era stata riconosciuta nell’iconografia di stele e vasi dauni.
La pianta produce l’oppio, il più potente essudato della farmacopea antica e i cui studi, in Archeologia e Archeometria, si vanno intensificando; specialmente tra le culture del bacino Mediterraneo e dell’Europa continentale. La ricerca, qui descritta in tutti i procedimenti analitici, ha ragione anche nei recenti ritrovamenti di alcaloidi dell’oppio nei base ring juglet, vasetti a forma di capsula di papavero emersi nelle tombe di Tel Yehud (Israele), e in una brocca conservata al British Museum di Londra.
I quattordici vasi indagati, con tamponi e raschiamento, presentano all’interno residui calcificati e tracce terrose della sepoltura, alcuni hanno anche decori fitomorfi e i risultati positivi all’oppio riguardano dieci di essi. Appartengono alla collezione Ceci Macrini di Andria e ben rappresentano la produzione vascolare daunia, sia nelle forme che nella cronologia. I risultati di questo studio sono stati presentati al XXIX Congresso della Divisione di Chimica Analitica, svoltosi a Milazzo (Messina, Sicilia), tra 11-15 settembre 2022. Atti: ISBN: 978-88-94952-30-8.
L’ articolo completo presente sul sito Frontiers
Qui, invece, troverete gli atti del convegno svoltosi a Milazzo
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