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Bronze Age

L”ASTRONOMIA DEI VICHINGHI

Ecco, sono 350 anni che noi e i nostri antenati abitiamo in questa che e” la piu” bella delle terre, e mai prima d”ora la Britannia e” stata percorsa da un”ondata di terrore simile a quella che siamo stati costretti a subire da una razza pagana, ne” si riteneva possibile che tanta disgrazia potesse arrivare dal mare…

Con queste parole, il monaco Alcuino da Lindisfarne descrisse nel 793 la furia devastatrice delle incursioni vichinghe lungo le coste della Britannia dopo che lo stesso monastero di Lindisfarne venne completamente distrutto e gran parte dei monaci, uccisi. Ma chi erano i Vichinghi? Questo insieme di tribu” di ceppo germanico settentrionale che abitava le coste della Scandinavia compare sulla scena europea nel periodo compreso tra l”800 e il 1100 d.C. invadendola con la loro prorompente espansione, spingendosi fino al Mar Nero, a Costantinopoli, attraverso la Russia.
Circondata l”Europa occidentale, si infiltrarono nel Mediterraneo, invasero e occuparono ampie zone della Francia, dell”Inghilterra, dell”Irlanda e della Scozia, fondarono colonie in Islanda e Groenlandia, e ampliarono i confini del mondo conosciuto stabilendo per breve tempo un insediamento sulle rive del continente nordamericano. In quel periodo sembro” che all”improvviso i mari del nord pullulassero di navi predatrici dalla linea sottile e dagli scafi bassi, dalle polene raffiguranti teste di drago.

Gli equipaggi erano dotati di spietato coraggio e invincibile ferocia. Il loro cammino era segnato da saccheggi, incendi e stragi. La Chiesa, in particolare, divenne l”obiettivo della loro inusitata violenza, e i tesori ecclesiastici trafugati in grande quantita” durante il saccheggio di chiese e monasteri fluirono verso le terre scandinave.
Il terrore e la protesta degli ecclesiastici oltraggiati contribuirono a creare, la fama dei Vichinghi come selvaggi assetati di sangue. Il clero e gli ordini religiosi non solo crearono una fama terrificante per i Vichinghi, ma inventarono anche la loro natura satanica: il ”pericolo vichingo” fu ritenuto un castigo divino, e per questo era necessario il pentimento accompagnato da cospicue offerte alla chiesa. Attualmente questa valutazione storica nei confronti dei Vichinghi sta mutando.

La storiografia moderna e” giunta ad un”interpretazione piu” obiettiva del ”fenomeno” vichingo. Oggi si tende a sottolineare maggiormente la loro importanza in termini di politica europea, di commercio, di pensiero, di esplorazione, colonizzazione e arte. Ovviamente i Vichinghi non furono dei santi, ma e” chiaro che non furono nemmeno quei demoni contro i quali la Chiesa medioevale tuonava. Queste popolazioni furono note anche per la loro abilita” nella navigazione, anche attraverso mari infidi e pericolosi quali erano quelli artici. La navigazione non era limitata ai tragitti rasente la costa, ma i ”drakkar”, cioe” le loro navi si spingevano anche in mare aperto dove l”unico mezzo per orientarsi erano il Sole, la Luna e le stelle. Per questo potremmo aspettarci che i Vichinghi fossero depositari di una rilevante competenza nel campo dell”Astronomia.

L”analisi dei reperti archeologici e dei testi scritti, per lo piu” di redazione islandese, che sono giunti fino a noi ha confermato pienamente questa ipotesi. Da questo punto di vista esistono alcuni reperti archeologici molto singolari. Il primo e” una ruota in legno con infisso un ago perpendicolare al piano del disco e alla base di quest”ultimo era incernierato un ago libero di ruotare sul piano della ruota. L”archeologo danese Bertil Almgren che studio” alcuni di questi reperti rinvenuti durante gli anni ”60 e” stato in grado di ricostruirne l”uso. In pratica si trattava di un dispositivo che mediante la misura della lunghezza dell”ombra proiettata dall”ago verticale, uno gnomone, permetteva di stabilire l”altezza del Sole a mezzogiorno rispetto alla linea dell”orizzonte marino. L”ago orizzontale serviva per indicare la rotta che la nave doveva seguire determinata sulla base della posizione del Sole in cielo.

E” improbabile che i Vichinghi avessero il concetto di latitudine, ma si erano accorti che navigando verso sud la lunghezza dell”ombra dello gnomone tendeva ad accorciarsi. L”ombra proiettata dallo gnomone a mezzogiorno varia di giorno in giorno per effetto del cambiamento di declinazione del Sole, quindi l”uso di un dispositivo quale quello descritto richiedeva alcuni calcoli che evidentemente chi navigava doveva saper eseguire. Un altro interessante dispositivo erano le ”pietre da Sole” le quali oltre ad essere state rinvenute negli scavi archeologici, sono molto citate nella letteratura antica, per cui sappiamo esattamente come venivano usate.

Le ”pietre da Sole” erano grossi cristalli di Cordierite giallo-grigia i quali posti controluce assumono riflessi azzurri a causa della rifrazione della luce. Il cristallo assume tinte azzurre quando la luce vi incide con un certo angolo e il colore e” piu” vivace se la luce che lo colpisce e” intensa e diretta. Quando il cielo era coperto il cristallo permetteva di stimare la posizione del Sole nel cielo in quanto, anche con la presenza di nuvole, il settore dove il Sole era posto era piu” luminoso del resto del cielo.

Quando il cristallo era orientato in quella posizione il suo riflesso blu diveniva maggiormente intenso. L”archeologo danese Torkild Ramskov ne ha rinvenuti svariati esemplari durante le campagne di scavo. E” documentato che i comandanti delle navi erano tenuti a conoscere a memoria questi metodi di navigazione astronomica per poter condurre le imbarcazioni. Considerando quale fu l’efficienza marinara dei Vichinghi appare chiaro che erano metodi che se ben applicati funzionavano molto bene. Oltre alla navigazione esistono grosso modo tre direzioni verso cui indagare al fine di rendersi conto di quanto di astronomico era comunemente noto presso i Vichinghi. La prima e” rappresentata dai testi scritti, redatti intorno all”anno 1000, ma che contengono un corpus di leggende e miti molto piu” antico il quale ci spiega quale fosse la cosmologia e come fosse la loro visione dell”Universo e della sua evoluzione. La seconda fonte e” il calendario, il quale e” perfettamente noto e documentato e che nelle sue linee fondamentali era usato ancora in Islanda nel 1940. La terza direzione, usuale per l”archeoastronomia, riguarda l”analisi dell”orientazione degli insediamenti, delle fortezze e dei complessi funerari, con l”obbiettivo di mettere in evidenza l”esistenza di direzioni astronomicamente significative e di criteri di progettazione basati su concetti di Astronomia.

Inizieremo subito con l”analisi dei testi scritti, occupandoci quindi del sistema cosmologico vichingo. <>. Cosi leggiamo nel Voluspa” (Profezia della Sibilla) uno dei testi antichi che ci permettono, assieme all”Edda di Snorri di conoscere quali fossero le credenze dei Vikinghi intorno all”astronomia, la cosmologia e in generale la loro visione del mondo. All”inizio non esisteva nulla, soltanto il Ginnungagap cioe” il ”Grande Vuoto”, il caos. Il termine vichingo ci rivela che quel vuoto era un”illusione, un”apparenza, un qualcosa che era magicamente impregnato di forza magica superiore. I Vikinghi ovviamente non intendevano la creazione dell”universo nei termini moderni come qualcosa di evolutivo analogo al Big Bang o di stabile ed eterno somigliante alla Teoria dello Stato Stazionario, ma per loro si trattava di un processo di evoluzione predestinata: la vita era derivata in tempi antichissimi dalla interazione cataclismica delle forze del fuoco e del gelo, della luce e del buio e alla fine anche del bene e del male.

Ricostruire una visione strettamente sistematica della cosmologia vichinga, e” una cosa molto difficile in quanto i miti della Creazione che sono descritti negli antichi testi non formano una narrativa coerente ed equilibrata, tanto piu” che non esiste una fonte sicura ed affidabile alla quale attingere. Gli antichi testi contengono una grande quantita” di concetti simbolici, a volte contraddittori e difficili da interpretare, ai quali e” stata data espressione nei racconti mitici, ma da cui traspare una certa familiarità” con la scienza del cielo. Purtroppo molto e” andato perduto prima ancora di venire trascritto, in quanto la capacita” di scrivere arrivo” in Scandinavia in epoca tarda con l”avvento del Cristianesimo.

Per due secoli dopo la conversione, gli Islandesi ebbero molta cura nel conservare le tradizioni religiose dei loro antenati pagani e tramandarono oralmente i racconti degli dei e degli eroi mitologici finche”, nel XIII secolo, questi non vennero messi per iscritto. La fonte principale che contiene la maggior parte dei racconti mitologici ed eroici e nota come l”Edda poetica. Il manoscritto stesso, chiamato Codex Regius, fu scritto in Islanda attorno all”anno 1270; ma tutte le prove linguistiche e letterarie indicano che alcuni segmenti di poesia erano gia” allora molto antichi, ed erano stati composti secoli addietro, prima ancora della colonizzazione dell”Islanda avvenuta durante il X secolo.

Molti dei racconti furono redatti a scopo didattico, stesi spesso sotto forma di dialogo drammatico, nel quale alle domande relative alla creazione dell”universo e alla sua futura distruzione viene risposto dagli stessi dei.

Il piu” potente di tutti i poemi mitologici e” il Voluspa” (che significa ”Profezia della Sibilla”, composta in Islanda durante la fase terminale del periodo pagano, forse addirittura dopo conversione al Cristianesimo; in questo poema, una sibilla narra a Odino il destino degli dei e quindi la formazione e la distruzione dell”universo secondo la concezione vichinga. L”unico tentativo di fornire un racconto collegato e sistematico della cosmologia vichinga venne effettuato in Islanda nel XIII secolo, nella cosiddetta ”Edda in prosa” (per distinguerla dalla ”Edda poetica”), testo redatto verso l”anno 1220 dal grande storiografo islandese Snorri Sturluson (1178-1241).
L”Edda di Snorri e” in realta” un manuale di poetica, ideato per insegnare le tecniche tradizionali degli antichi poeti e le allusioni letterarie pagane reperibili nella loro poesia. Il materiale mitologico e” contenuto in una lunga narrativa didattica in prosa, piena di vecchia poesia, chiamata Gylfaginning (L”inganno di Gylfi); in essa Snorri usa la tecnica letteraria impiegata in alcuni degli originari racconti mitologici, creando la figura di un leggendario re svedese di nome Gylfi, e facendolo viaggiare in incognito verso una mitica cittadella abitata dagli dei; qui interroga il Grande Padre, Odino (sotto forma di una trinita”: l”Altissimo, l”Egualmente Altissimo e il Terzo), sull”inizio del mondo e sul destino degli dei e degli uomini.

Le fonti di Snorri, per la maggior parte, erano racconti mitologici, molti dei quali sarebbero stati in seguito conservati nella Edda poetica; ma parte di questo materiale non e” sopravvissuta in nessun”altra opera, o soltanto in forme diverse. Tuttavia, e” importante ricordare che lo scopo originale di Snorri fu di aiutare i lettori a comprendere la prima poesia e i suoi miti; il suo interesse nei miti era essenzialmente ”da antiquario” e, per quanto fosse uno studioso di coscienza, non puo” aver fatto a meno di razionalizzare questi miti e localizzarli per renderli comprensibili, come si addiceva a un erudito intellettuale cristiano.

Attualmente anche noi siamo costretti a fondere le notizie provenienti da varie fonti, proprio come fece a suo tempo Snorri Sturluson, per chiarire le linee generali della cosmologia vichinga. Il ”Ginnungagap”, il Grande Vuoto, consisteva in due regioni nettamente distinte: una regione di scure e gelide nebbie al nord (Niflhel o Niflheim, noto in seguito come il regno della morte) e una regione di fuoco e fiamme al sud (Muspell o Muspellsheim, che divenne la patria dei futuri distruttori del mondo, governata dal gigante di fuoco Surtr. Appare evidente che la cosmologia vichinga e” basata sui due grandiosi fenomeni naturali comuni nei territori scandinavi: i ghiacci e i vulcani.
Gli undici fiumi di Niflheim congelarono; strati nebbia congelata si alzarono e si diffusero fino coprire l”intero Ginnungagap. <>.

Quando l”infernale calore del sud incontro” le distese ghiacciate del nord, il ghiaccio salato di Niflheim si sciolse, e le gocce si fusero dando forma alla prima creatura vivente, un terribile gigante chiamato Ymir, antenato di tutte le razze cattive di giganti che a sua volta diede origine all”umanita”. Il cielo era tenuto ai quattro angoli da quattro nani, chiamati Nord, Sud, Est e Ovest ostili sia agli dei sia ai mortali. Questi nani erano larve formatesi all”interno del cadavere di Ymir dopo la sua morte, erano artigiani superbi, e le loro opere erano molto ricercate dagli dei. Le brillanti scintille e gli ardenti tizzoni che fuoriuscivano da Muspell diedero origine alle stelle, ai pianeti e alla Luna, i cui movimenti venivano regolati dagli dei: <>.

In un”altra tradizione tramandataci da Snorri, gli dei diedero a una gigantessa che rappresentava la Notte e a suo figlio, il Giorno, un carro trainato da cavalli, e li mandarono nel cielo a trainare la Terra, una volta ogni ventiquattro ore.Snorri riporta che <>. In un altro mito, il Sole e la Luna sono due bambini che corrono per tutto il cielo, perche” ognuno di loro e” inseguito da un lupo, il malevolo lupo Fenrir che viveva in una caverna degli inferi e alla fine (periodicamente) venivano catturati e ingoiati, questa era la spiegazione vichinga per le eclissi, che tra l”altro e” molto simile all”idea che era diffusa nel mondo celtico, come testimonia la moneta degli Unelli, coniata durante il I secolo a.C., sulla quale e” posta l”immagine di un lupo che morde il Sole rendendolo a forma di falce e che si riferisce all”eclisse del Marzo del 78 a.C.

<> questa domanda fu posta, secondo Snorri, nel Gylfaginning, da Gylfi agli dei. La risposta di Odino fu che passeggiando un giorno in riva al mare, essi inciamparono in due tronchi di legname venuti alla deriva, li raccolsero e li modellarono fino a creare la forma umana. Odino diede loro la vita e lo spirito; Vili diede loro la facolta” di comprendere e di provare sentimenti; e il terzo (Ve) diede loro un aspetto, la parola, l”udito e la vista. All”uomo venne dato il nome di Askr (frassino) e alla donna il nome di Embla (nome di una pianta rampicante che pero” non e” possibile identificare). Il mondo era raffigurato come un disco piatto, circondato da un vasto oceano (somigliante all”Okeanos della mitologia greca). Sulle rive piu” lontane di questo oceano, gli dei sistemarono un pezzo di terra perche” i giganti vi abitassero e lo chiamarono Jotunheim.

Al centro del mondo stabilirono una roccaforte per gli uomini, Midgard (Zona di Mezzo), fortificata contro i giganti da una palizzata. Alla fine, gli dei si costruirono il loro rifugio, Asgard (la Dimora degli Dei), una cittadella alla sommita” di un dirupo al centro di Midgard, fortificata da un”alta muraglia e collegata alla Terra dall”arcobaleno che fungeva da ponte. Il quadro del mondo che emerge e” quello di un disco strutturato a fasce concentriche. Al centro era posto Asgard, per gli dei, poi Midgard, per gli uomini, poi l”Oceano, e all”esterno Jotunheim, patria dei Giganti. Sebbene l”universo simbolico vichingo fosse concepito come piatto, aveva anche tre livelli: Asgard in cima, Midgard in mezzo e, al disotto, Niflheim, il regno dei morti. Tutti questi regni erano tenuti insieme dall”Albero del Mondo, ”Yggdrasil”, cioe” ”il piu” grande e il migliore di tutti gli alberi”, un gigantesco frassino, il piu” sacro tra gli alberi, attorno al quale gli dei stavano seduti in consiglio tutti i giorni. Era questo il centro dell”universo vichingo. I suoi rami raggiungevano il cielo e si stendevano sulla terra, le sue radici si allungavano nel sottosuolo di tutti i regni. Alla base si trovava la Sorgente o Pozzo del Destino, la fonte di tutta la saggezza, accudita da tre divinita” che decidevano il destino di tutte le creature viventi. Un”aquila con un falco tra gli occhi stava appollaiava sui rami piu” alti del grande frassino le cui radici venivano costantemente osicchiate dal serpente Nidhoggr, con il quale l”aquila era perennemente in lotta.

E” singolare che la scena prevedeva uno scoiattolo, Ratatoskr, che correndo su e giu” lungo l”albero, seminava discordia tra l”aquila e il serpente. Oltre a questo, quattro cervi brucavano il fogliame dell”albero e ne staccavano pezzetti di corteccia. Il grande frassino Yggdrasil teneva insieme il tessuto dell”universo il quale secondo i Vichinghi era ritenuto un essere vivente e pensante il quale si trovava sottoposto a terribili sofferenze proprio a causa dei cervi, dell”aquila e del serpente, mentre i Fati continuavano a spruzzarlo di acqua risanatrice, attinta dalla Sorgente del Fato. Yggdrasil era la rappresentazione simbolica della pericolosa condizione di un mondo contenente, sin dall”inizio il seme, della distruzione, secondo il fatalismo tipico del modo di pensare vichingo. L”universo vichingo era un luogo precario e vulnerabile, sconvolto da terribili forze distruttive che dovevano ostentatamente essere tenute lontane. Lo stesso mare che i Vichinghi percorsero in lungo e in largo era un luogo pericoloso in quanto abitato da una mitica e spaventosa creatura, detta Midgardsorm (il Serpente del Mondo), che giaceva, sempre pronto all”attacco, nelle profondita” dell”Oceano.

Il Voluspa” e” la sola fonte che ha risentito in qualche modo del Cristianesimo infatti la ”Profezia della Sibilla” e” l”unico testo che prevede una nuova rinascita dopo la distruzione dell”universo e degli dei. In altre fonti coeve questo non si rileva. L”annientamento rappresenta generalmente il ”ferro del mestiere” della profezia religiosa, la cosmografia vichinga pero” fu la sola nel mondo antico e medievale a destinare alla distruzione anche gli dei, i quali periranno di morte violenta nelle epiche battaglie combattute poco prima della completa distruzione dell”universo. E” possibile che il Voluspa” sia stato influenzato dalle visioni dell”Apocalisse di Giovanni, ma e” anche possibile che abbia a che vedere con il carattere essenzialmente nichilista tipico delle prime tribu” germaniche e ben lontano alle credenze mitologiche celtiche.

Il mondo vichingo, nonostante tutta la sua fiducia in se stesso e il suo prorompente vigore, mancava alla base di radici solide in quanto il concetto dell”eternita” sembra essergli stato completamente estraneo. L”atteggiamento dei vichinghi nei confronti della morte era informato a un fatalismo che si estendeva oltre la tomba, non verso un”altra vita dopo la morte, di eterna felicita” o di dannazione, ma verso una lotta ancora piu” aspra, che si sapeva perduta in partenza, una battaglia finale alla quale nessuno sarebbe fuggito o sopravvissuto, compresi gli dei. Il fatto che i Vichinghi dovessero fare i conti con tale fatalismo, che non ammetteva compromessi e non lasciava adito ad alcuna speranza, puo” essere forse visto come la definitiva misura del loro carattere bellicoso.

Veniamo ora al calendario in uso tra le popolazioni vichinghe. Le notizie piu” affidabili relativamente al calendario comunemente utilizzato da loro ci giungono nuovamente dall”Islanda. L”Islanda fu colonizzata dai Vichinghi intorno all”anno 870 d.C., mentre il Cristianesimo vi giunse solamente verso il 1000 portato dai monaci giunti dall”Irlanda.
Ari Frodi Thorgilsson (1067-1148) riporta nei suoi scritti che intorno al 930 l”isola era gia” uno stato indipendente dotato di una struttura politica relativamente stabile, basata su una specie di parlamento detto ”althing”. I Vichinghi portarono in Islanda il loro calendario lunare sviluppato su base empirica. La settimana era formata da sette giorni ed era basata, come al solito sull”intervallo che intercorre tra una fase lunare principale e la successiva. I nomi dei giorni della settimana erano: Sunnudagur, Manudagur, Tyrsdagur, Odinsdagur, Thorsdagur, Frjadagur, Laugardagur. L”etimologia dei nomi si collega al Sole (sunnudagur), alla Luna (manudagur), ma anche alle divinita” principali Odino e Thor (odinsdagur e thorsdagur) L”anno, formato da 12 mesi lunari, era diviso in due stagioni dette ”misseri”: l”estate e l”inverno. In mezzo alle stagioni erano poste le due piu” grandi feste per i Vichinghi, quella del solstizio d”estate e quella del solstizio d”inverno, soprattutto quest”ultima dava adito a 12 giorni di festeggiamenti. Questo era il calendario utilizzato dalle tribu” stanziate alle latitudini piu” basse rispetto al Circolo Polare Artico.

In molte parti della Scandinavia, in Islanda ed in generale in tutti i luoghi posti oltre il Circolo Polare Artico, un calendario lunare presenta parecchi problemi di utilizzo in quanto la Luna puo” non essere visibile per vari giorni in quanto la sua culminazione superiore avviene periodicamente al di sotto dell”orizzonte astronomico locale. Altre volte invece il nostro satellite non tramonta per alcuni giorni giungendo solamente a lambire la linea dell”orizzonte astronomico locale risalendo successivamente in cielo. Anche il Sole durante la notte polare non sale mai sopra dell”orizzonte astronomico locale, mentre durante il giorno artico esso non tramonta per circa sei mesi divenendo un astro circumpolare. Durante questo lungo periodo di luce continua, la Luna era difficile da vedere in cielo quindi l”uso del calendario lunare empirico diveniva piuttosto difficoltoso. Il calendario vichingo quindi era impossibile da usare durante l”estate artica, di conseguenza gli islandesi modificarono il calendario originale abbandonando l”osservazione della Luna durante l”estate e contando in maniera sequenziale le settimane (di sette giorni) trascorse dall”ultima fase lunare principale osservata prima del termine della notte polare.

Durante l”inverno invece la mancanza della visibilita” del Sole li obbligo” al conteggio formale ”al buio” di mesi lunari standard formati da 30 giorni ciascuno, cioe” un”approssimazione per eccesso della lunghezza della lunazione media.

Le esigenze amministrative richiedevano, in seno all””althing”, la pianificazione in anticipo di taluni eventi di carattere politico e sociale secondo date prefissate, lungo l”anno. Si ebbe quindi una riforma del calendario secondo una struttura formata da 52 settimane organizzate in 12 mesi (lunazioni) da 30 giorni ciascuno, piu” 4 ”aukenoetr” cioe” giorni epagomeni che portarono il conteggio annuale complessivo a 364 giorni. Il ”misseri” estivo era composto da 26 settimane comprendenti 2 ”aukenoetr” ed era obbligo iniziasse di martedi”, il resto dell”anno faceva parte del ”misseri” invernale. In Islanda, la peculiare pratica di contare le settimane in estate e i mesi in inverno rimase in uso praticamente fino alla meta” del XX secolo. Nonostante la semplicita” ed una certa eleganza numerica, la struttura da 52 settimane da 7 giorni ciascuna portava ad un anno piu” corto di 1.2422… giorni rispetto alla vera lunghezza dell”anno solare tropico; questo fatto creava una discordanza progressiva rispetto alle stagioni e quindi uno slittamento dei mesi rispetto alle condizioni climatiche. Dopo 147 anni solari tropici un mese invernale di calendario sarebbe caduto in piena stagione estiva. Al fine di porre rimedio a questa situazione, nel 955 d.C., Thorstein Surt riformo” nuovamente il calendario introducendo il ”sumarauki”, cioe” una settimana supplementare intercalata periodicamente a meta” dell”estate, ogni 7 anni.

In questo modo l”anno medio del calendario era diventato di 365 giorni esatti. Ovviamente l”errore progressivo dovuto alla differenza di circa un quarto di giorno ogni anno tra l”anno di calendario e l”anno tropico porto” presto a un nuovo sfasamento rispetto alle stagioni con il risultato che, dopo un secolo, un proprietario terriero locale, tale Oddi Helgason, noto in letteratura con il soprannome di Star Oddi, dotato di ottime capacita” astronomiche e matematiche, riusci” a misurare accuratamente la lunghezza dell”anno tropico e di conseguenza sviluppo” una nuova riforma del calendario con l”idea di renderlo piu” accurato. L”idea di Star Oddi fu di aggiustare la regola di intercalazione dei ”sumarauki” in modo che le 52 settimane annuali risultanti rimanessero in fase con il calendario giuliano correntemente utilizzato dai monaci irlandesi, che giunti nel 1000 dalla verde isola, si erano stabiliti in Islanda costruendo numerosi monasteri. Purtroppo il metodo esplicito con cui Star Oddi opero” la riforma del calendario e” descritto in maniera molto oscura nei suoi scritti, ma quello che e” chiaro e” che l”intercalazione della settimana ”sumarauki” fu operata in modo che l”estate dovesse cominciare un martedi” posto tra il 9 e il 15 Aprile del calendario giuliano e che probabilmente un ”samarauki” addizionale fosse introdotto ogni 28 anni. Tale data era completamente scorrelata con quella dell”equinozio di primavera che nel 1000 avveniva il 14 Marzo del calendario giuliano.
Dal punto di vista degli insediamenti abitativi di tipo civile, e” facile rilevare che la loro orientazione fu studiata per favorire al massimo l”insolazione, piuttosto scarsa nei profondi fiordi scandinavi.

Quello che stupisce e” la metodologia di costruzione delle fortezze e degli insediamenti di tipo militare, i cosiddetti ”trelleborger” dal nome del piu” famoso di essi scavato dagli archeologi nei pressi di Trelleborg in Svezia. I ”trelleborger” vichinghi erano delle fortezze costituite da un terrapieno rigorosamente circolare alto 6 metri, largo 17 metri alla base con un diametro variabile dai 50 ai 200 metri. Lo spazio interno era quadripartito da due vie che si incrociavano ad angolo retto esattamente nel centro del cerchio e le cui direzioni erano rigorosamente corrispondenti alla direzione meridiana e a quella equinoziale a cui corrispondevano quattro porte ricavate nel terrapieno. All”interno di ciascuno dei quattro settori erano poste 4 caserme disposte secondo i lati di un quadrato orientato parallelamente alle direzioni cardinali astronomiche. Il piu” famoso ”trelleborger” e” quello appunto scavato nei pressi di Trelleborg, ma se ne conoscono altri a Firkat, a Nonnebakken presso Odense in Danimarca e in altri luoghi, ma il piu” grande di tutti e” quello di Aggesborg il quale con il suo diametro di 200 metri contiene ben 48 caserme poste nei 4 settori delimitati dalle strade principali.

Ciascun settore fu diviso in altri 4 sottosettori da altre vie incrociate e parallele alle direzioni cardinali in modo che la geometria delle caserme potesse esse ancora quella a quadrato astronomicamente orientato.

Quasi tutti i ”trelleborger” noti risalgono circa all”anno 980, periodo del regno di Harold Dente-Azzurro, fa eccezione il grande complesso di Aggesborg che e” stato datato alla prima meta” del XI secolo. Quello che stupisce e” l”esattezza dell”orientazione (l”errore e” in tutti i casi inferiore ad 1 grado) e la regolarita” geometrica le quali presuppongono capacita” matematiche e astronomiche notevolmente sviluppate. Dal punto di vista dei complessi funerari rileviamo che i Vichinghi ebbero vari riti per onorare i defunti. Tra questi abbiamo la cremazione e il relativo seppellimento delle ceneri sotto tumuli di terra, l”inumazione in camere tombali in legno a forma di nave, la deposizione del defunto, accompagnato dal cadavere di una o piu” persone a lui molto vicine che sceglievano liberamente di essere uccise e accompagnarlo cosi” nel Walalla, su una vera nave che poteva essere data alle fiamme oppure seppellita sotto un grande tumulo di terra e pietre. Era fondamentale che la nave funeraria fosse stata in grado di tenere il mare.

Gli archeologi sono stati in grado di portare alla luce tre magnifici esempi di navi utilizzate, devono aver effettivamente navigato in mare, a scopo funerario. Le tre navi provengono da tre tumuli funerari posti nella Norvegia
meridionale, ad Oseberg, a Gokstad e a Tune, tre localita” del fiordo di Oslo. Tutte e tre sono attualmente esposte al Museo di Navi Vichinghe di Oslo anche se soltanto la nave di Tune e” stata completamente restaurata. La nave di Oseberg, superbamente decorata, era atta alla navigazione nelle acque costiere. Essa risale alla prima meta” del IX secolo e di fatto poteva essere definita un”elegante chiatta di stato, usata per la sepoltura della regina Asa, che si pensa fosse la terribile nonna di Harold I Bella-Chioma, che unifico” l”intera Norvegia sotto un”unica corona verso la fine del IX secolo. La salma della regina venne accompagnata alla sepoltura da una giovane schiava; nella tomba furono collocati tutti i mobili e gli oggetti, che avevano circondato la regina in vita, affinche” continuasse anche dopo la morte quel tipo di esistenza regale alla quale era abituata da viva Tra il corredo e” stata rilevata la presenza di un carro in legno, alcune slitte, dei letti, molti arazzi, alcuni telai per tessere, vari barili, una serie completa di utensili da cucina, dei finimenti per cavallo, varie paia di scarpe, svariati oggetti personali, e perfino un bue. Prima che la nave venisse riportata alla luce nel 1904, il tumulo era stato razziato da profanatori di tombe, probabilmente pochi anni dopo la sepoltura.

Un”altra usanza, riservata ai contadini che pero” avevano navigato e combattuto per mare era quella del seppellimento del defunto entro navi simboliche costituite da strutture megalitiche formate da grosse pietre fitte le quali erano disposte secondo una forma ovale in modo da simulare la forma di una nave. Il defunto era sepolto presso una pietra posta all”interno della struttura. Un esempio molto interessante e” costituito da ”Ale Stenar”, la Nave di Ale, che e” un complesso megalitico posto presso la localita” di Ale, nel sud della Svezia, nella regione dello Scania. Il profilo ovale fu ottenuto disponendo accuratamente 60 grosse pietre, 59 delle quali costituiscono il profilo della nave, mentre una e” posta all”interno di esso, esattamente sul segmento nordoccidentale dell”asse mediano il quale e” diretto con rilevante accuratezza lungo la direzione che va dal punto di levata del Sole al solstizio d”inverno all”orizzonte, astronomico locale materializzato dal profilo della superficie del mare, a quello di tramonto al solstizio d”estate all”orizzonte naturale locale. La ”nave” e” orientata in accordo con la levata del Sole alle due piu” importanti feste celebrate dai Vichinghi. Lungo l”asse minore della struttura ovale esiste in lontananza una piccola sella formata da due montagne in cui era possibile osservare il sorgere del Sole al solstizio d”estate. Secondo gli studiosi Vincent H. Malmstrom, James T. Carter e Curt Roslund che negli anni ”70 studiarono il complesso megalitico di Ale, sia il numero, che la posizione, che la spaziatura delle pietre e” ben lontana dall”essere casuale.

Secondo questi studiosi, la posizione dei monoliti fu determinata intersecando una serie di 15 linee parallele all”asse congiungente il punto di levata dal sole solstiziale invernale e quello del tramonto solstiziale estivo, con la direzione lungo cui il sole nascente al solstizio estivo poteva essere visto sorgere entro la sella da 4 giorni prima della data di effettiva solstizio a 4 giorni dopo di essa. In effetti la serie di punti che viene a crearsi sul terreno in questo modo segue un andamento vicino a quello di una parabola e avrebbe quindi permesso di costruire la forma di meta” della nave simbolica, la prua o la poppa e i punti concordano molto bene con la posizione relativa dei monoliti sul terreno.
Esiste pero” il problema che nel 1916 il complesso megalitico venne restaurato e non si sa se l”accuratezza del posizionamento originale dei monoliti sia stata mantenuta. Al di la” dell”ipotesi di Malmstrom, Carter e Roslund e” facile rilevare che le due serie di monoliti concordano bene con il numero di giorni compresi entro due lunazioni complete, 30+29 approssimato all”intero piu” prossimo e questo fatto e” caratterizzato da una ridotta probabilita” di essere casuale.

Forse Ale Stenar avrebbe potuto avere qualche funzione calendariale oltre che una pura e semplice rappresentazione del simbolismo navale funerario vichingo. Altre strutture litiche dello stesso tipo possono essere reperite in varie parti della Scandinavia e anche loro mostrano rilevanti correlazioni astronomiche anche se per ora solo quella di Ale e” stata accuratamente studiata. La conclusione che possiamo trarre da quanto e” stato rilevato e” che i Vichinghi possedevano buone conoscenze astronomiche basate soprattutto sull”osservazione empirica del Sole e della Luna. Tali conoscenze sembrano essere state per lo piu” finalizzate alla navigazione, all”utile orientazione dei villaggi e al calendario, mentre Ale Stenar ci potrebbe forse suggerire un utilizzo simbolico a livello funerario decisamente piu” sofisticato e archeoastronomicamente interessante. Delle stelle e dei pianeti non sappiamo per ora nulla, salvo quello che i testi antichi ci tramandano sulla mitologia legata alla loro formazione e delle questioni connesse alla navigazione. La struttura e l”orientazione dei ”trelleborg” ci permette pero” di affermare che queste popolazioni nordiche avevano una notevoli conoscenze geometriche e astronomiche ed erano in gradi di applicarle praticamente con notevole perizia.

(ADRIANO GASPANI)

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74 comments for “L”ASTRONOMIA DEI VICHINGHI”

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