La Puglia è un millenario ponte attraverso il quale si sono avvicendati traffici commerciali, passaggi migratori, attardato culture religiose e costumi funerari. E’ fra le poche regioni italiane ad avere un numero consistente di dolmen e manifestazioni antropomorfe su pietra, inerenti l’Età del Bronzo. Questo periodo, infatti è stato significativamente toccato da queste espressioni ma le vecchie precisazioni cronologiche vanno aggiornate.
(Già apparso in:
Communication in Bronze Age Europe. The Museum of National Antiquities Studies 9, Stockolm 1999.
Atti del Simposio Communication in Bronze Age Europe a Marcus Wallenberg Symposium.
Svoltosi il 7-10 Settembre del 1995 a Tanum, Bohuslän (Svezia)
[nggallery id=10]L´esistenza di un´architettura di tipo dolmenico nel sud-est d´Italia, e quindi in Puglia, è nota da tempo agli studiosi del fenomeno. Sono, però, ancora poco noti alcuni dati sulla cronologia e sui nuovi ritrovamenti, specie quelli relazionati all’età del Bronzo. Più autori hanno trattato dei dolmen pugliesi come i fratelli periferici di una grande famiglia megalitica estesa su vaste porzioni geografiche, considerandoli esempi locali del grande megalitismo atlantico occidentale (Bernardini, 1977; Biancofiore, 1962; Joussaume, 1985; Mohen, 1985; Niel, 1972; Renfrew, 1976; Withouse, 1981). Si è parlato molto anche delle possibili rotte d’espansione, senza mai identificarle con esattezza.
Il megalitismo italiano, in genere, non ha ancora rivelato un quadro esauriente della civiltà che lo avrebbe rappresentato, della diffusione, dell’evoluzione strutturale e culturale. E’ distribuito a macchia in cinque regioni: Val d´Aosta, Lazio e Sardegna, Puglia e Sicilia (fig. 1 ), all’interno delle quali sono estremamente variabili sia l’intensità delle presenze che l’uniformità tipologica. Soltanto in Sardegna e in Puglia è sopravvissuta una larga concentrazione di dolmen, la maggiorparte dei quali, però, è pervenuta senza resti databili (Atzeni, 1981; Lilliu, 1967; Palumbo, 1956; Malagrinò, 1978). I riferimenti cronologici più antichi sono dell´ Eneolitico per Val d’Aosta e Sardegna, mentre Lazio, Puglia e Sicilia, occupano i periodi dell´Età del Bronzo con culture Appenninica e di Castelluccio, (Biancofiore, 1979; Bernabò-Brea, 1958).
Per via delle incerte datazioni ricavate in passato, i dolmen pugliesi non sono mai stati trattati come un’espressione sepolcrale propria dell´età del Bronzo ma oggi grazie all´avanzare delle ricerche, la scoperta di nuove necropoli dolmeniche ed il perfezionamento delle tipologie delle ceramiche scure o nere buccheroidi, si va riconsiderando i reperti dei vecchi scavi e ridefinendo il megalitismo locale. Negli ultimi dieci anni sono stati individuati dei corredi funerari che retrocedono le datazioni alla fase di passsaggio tra Età del Rame e prima Età del Bronzo. Ugualmente, sono avanzati gli studi sulla tipologia strutturale dei grandi dolmen a galleria di Bari risultando i più antichi monumenti pugliesi. Oltre a tutto ciò si stanno ridefinendo, come parte del fenomeno in oggetto, quelle espressioni cultuali che hanno qualche attinenza topografica con i dolmen pur di periodi diversi: altari, pietre fitte, rocce con coppelle, stele antropomorfe.
Distribuzione geografica
I dolmen della Puglia, tutt’ora visibili, occupano tre grandi aree geografiche tra la provincia di Bari, di Taranto e Lecce (Salento) (fig. 2 ), mentre in provincia di Foggia, a Vieste, si segnalava il Dolmen di Mulinello, poi scomparso. Sul versante adriatico tra Trani e Fasano ci sono i grandi dolmen a galleria, situati a circa 5 Km dal mare. Verso la costa ionica c’è la necropoli dei tumuli dolmenici di Masseria del Porto (a sud-est di Gioia del Colle) e i due dolmen di Statte (Taranto) (lista n.1). Nella penisola del Salento c´è una discreta quantità di piccoli dolmen tra Melendugno e Racale (fig. 3)(lista n. 2).
Si può dire che i territori di Bari, Gioia del Colle e Lecce rappresentino tre fasi megalitiche ben distinte ma caratterizzate da due costanti, la collocazione dei monumenti nei pressi della costa e l´orientamento dell´apertura sempre rivolta al mare. Ad Est per quelli ubicati tra Bisceglie a Fasano, a Sud per quelli di Masseria di Gioia del Colle, in più direzioni ma sempre verso i due mari per quelli salentini (fig. 4).
I dolmen a galleria tra Trani e Fasano
Lungo il versante adriatico centrale, tra Bisceglie, Corato, Giovinazzo e Fasano-Cisternino, è possibile vedere sei dei dolmen più grandi e conosciuti della Puglia, quelli del tipo long barrows o a galleria (figg.5,6). Oggi sono meno che uno scheletro, manca l´originario tumulo ellittico che li ricopriva, il corridoio è appena ricostruibile mentre i corredi e le sepolture sono quasi del tutto scomparsi. Non sono mai state trovate armi.
Siamo in un’area geografica caratterizzata da una tipologia megalitica omogenea che ha come costanti, dimensioni ed apertura verso Est. Il luogo per le sepolture era la camera di fondo, prolungata in avanti in modo da costituire una sorta di galleria.
In linea generale le dimensioni si aggiravano intorno ai m. 10×2,20, con un’altezza di circa m. 2 ed il tumulo tra m. 15 e 18. E’ possibile avere un’idea del tumulo grazie al dolmen di Albarosa (Bisceglie), sopravvissuto in due tronconi separati, e a quello di San Silvestro (Giovinazzo), del quale si sono conservate anche sei delle nove lastre di copertura.
I ritrovamenti archeologici sono emersi in quasi tutti gli esemplari baresi ma così rari che non è possibile ricostruire puntualmente il rituale di sepoltura. Gli oggetti che accompagnavano le deposizioni del dolmen La Chianca (il più ricco di ritrovamenti) si riferiscono a qualche vago di collana in ambra, dei pesi per tessere, un piccolo disco di bronzo ed alcuni vasi rituali. (Biancofiore, 1979). Qui le ossa umane, tra cui quelle di una donna, erano distribuite disordinatamente lungo la galleria, come se fossero state sparpagliate, il ritrovamento di un inumato disteso sul fianco destro, in posizione fetale nella camera del dolmen, ha fatto ipotizzare una funzione di ossuario per la galleria.
Biancofiore inquadrò la ceramica dei dolmen baresi nell´ambito del Subappenninico, tuttavia la tipologia strutturale richiama datazioni più antiche con vasi dalle caratteristiche forme Appenniniche: attingitoi con alta ansa ad apici revoluti e a forma di ascia (fig.7 ). Due brocche recuperate nel dolmen La Chianca e Albarosa, rappresenterebberoo due diversi momenti cronologici tra Appenninico e Subappenninico, XVIII- XII sec. a.C. (figg.7 b,g) (Biancofiore, 1979).
I sepolcri a tumulo dolmenico di Gioia del Colle
L ‘area di Masseria del Porto, a sud-est di Gioia del Colle, è stata individuata da Francesco Preolorenzo, un instancabile esploratore di Bisceglie al quale si deve il merito di aver seganalato molte zone archeologiche di rilievo. Qui gli scavi hanno evidenziato l´unica grande necropoli con precisi elementi di datazione (Donvito, 1971; Striccoli, 1989). Sono stati individuati trentatre tumuli, più o meno intatti, caratterizzati da tre diversi tipi di camere o ciste sepolcrali datate tra la fine dell´Età del Rame e la seconda Età del Ferro (fino a giungere a IV-III sec. a.C. quando i tumuli furono oggetto di qualche rituale in superficie).
I due unici sepolcri a tumulo ellittico sono le tombe più antiche (Tombe n.1 di Masseria della Madonna e Masseria S. Benedetto). Le altre tombe sono a tumulo circolare con all’interno: dolmen a corridoio (fig.8 ), dolmen semplice a camera, piccola cista domenica. In quest’ultimo tipo i resti si riferiscono all´Eà del Ferro, mentre negli altri due tipi sono emerse tracce di corredi dell´Età del Bronzo e riutilizzi di VII e VI sec. a. C. Il riutilizzo avveniva sempre dopo aver tolto la deposizione precedente. Le dimensioni delle tombe a tumulo ellittico sono poco più piccole dei dolmen dell´area adriatica, generalmente gli altri tumuli sono tra m. 10 e m. 8, con camere lunghe dai m. 5 a m. 3, larghe m. 1,50. Le piccole ciste sono m. 2×1. L’orientamento è sempre nord-sud, con apertura a sud, verso il mare Ionio.
I due dolmen di Statte, oggi senza tumulo ed in uno stato di abbandono totale, ripetono la tipologia della tomba a galleria (Statte Bosco), e della cista dolmenica (Statte Valle). Per uno dei due si è accertata l´apertura verso ovest ed una collocazione quasi sul bordo di una grande vallata. Anche i sepolcri di Masseria del Porto hanno una collocazione significativa su speroni rocciosi che guardano a valle.
I dolmen del Salento
Nel Salento, dove la Puglia diventa una penisola circondata dai due mari, Ionio e Adriatico, vi sono tredici piccoli dolmen distribuiti nei quattro distretti principali di Melendugno, Maglie, Giurdignano e Racale, con massima concentrazione tra Lecce e Castro. Negli ultimi cento anni se ne erano scoperti una trentina ma oltre la metà è andata decimata per incuria e per dissossamento dei terreni agricoli (Palumbo, 1955; Malagrinò, 1978; Corsini, 1986); il territorio di Giurdignano originariamente con ben otto esemplari, ne ha conservati solo quattro (elenco n. 2).
Nell´insieme sono inquadrabili in una tipologia unitaria con differenze minime. Si presentano come una piccola camera a pianta irregolare, generalmente subcircolare e subquadrangolare, con lastra di copertura grezza appoggiata su cinque o sette piccoli pilastri alti tra m. 0,70 e m. 1, 30. Manca qualsiasi traccia di corridoio o tumulo, il pavimento è sovente costituito dalla stessa roccia naturale e l´apertura è sul lato lungo, nella maggiorparte dei casi rivolta al mare (figg. 9, 10, 11).
Dimensioni e planimetria sono molto variabili, tra i dolmen più grandi (max m. 4) si includono i dolmen: Scusi, Chianca, Chiancuse, Grassi, Stabile, Monteculumbu, Campina, di Torre Ospina. Una particolarità dei dolmen delle aree di Melendugno e Giurdignano, ma che si rivela anche uno dei termini di analogia con i dolmen maltesi (Evans, 1956), è la presenza di una coppella o di un buco sulla lastra di copertura. Sul dolmen Scusi due coppelle ed un foro, del diamentro di 20 cm., sembrano comporre una faccia antropomorfa (fig.12). Sul dolmen Placa di Melendugno c´è una coppella di circa 15 cm. di diametro e 20 cm. di profondità. Sui dolmen Stabile e Sferracavalli è incisa una canaletta che corre lungo il bordo perimetrale fino a giungere in un incavo perpenticolare. Il foro o la coppella non sono perfettamente al centro della lastra superiore ma questa è quasi sempre inclinata su un lato, come se servisse a facilitare il percolamento di un liquido.
Per la mancanza del tumulo non possiamo ricostruire la forma originaria della struttura e, allo stesso modo, per carenza di contesto non possiamo precisarne la funzione ma, in analogia con i dolmen maltesi, è possibile che ospitassero un´urna funeraria. Dalle aree circostanti provengono alcuni ritrovamenti di superficie. Ossa bruciate, piccole macine, strumenti in selce e ceramica Protoappenninca e Subappennica, sono i resti di tre insediamenti di villaggio: uno in Via Adigrat dentro Maglie (scoperto durante i lavori di restauro di una casa) ed altri due nelle campagne a sud di Maglie, verso Scorrano (Drago, 1954/55; Corsini, 1986). Uno di questi è situato a cento metri dal dolmen Chianca.
Altre espressioni di culto, vicino ai dolmen
Topograficamente vicino ad alcuni dolmen del Salento e del barese, sono state identificate delle espressioni dal probabile carattere cultuale. In alcuni casi si tratta di colonne squadrate, impropriamente chiamate menhir, alte fino a m. 3, la cui datazione è un grattacapo (Ruta, 1986). Infatti, non presentano alcuna indicazione culturale tranne i segni di un’intensa cristianizzazione operata con l’incisione di croci e crocette e la stessa ricollocazione presso edicole votive e chiese (fig.13). Strutturalmente non sembrano imparentati ai dolmen ma colonne dello stesso tipo sono presenti anche a Malta.
Sempre Francesco Prelorenzo, nel 1994, mi ha segnalato un sito inedito a Bisceglie, in località Strada Abbazia, non lontano dai dolmen La Chianca, Frisari e Albarosa, dove una sorta di ara megalitica era connessa a due rocce ricoperte di coppelle e rivoletti (fig. 14, 15) (Leone, 1997). I reperti di superficie sembrano riferirsi all’ Eneolitico e al Bronzo Antico. Nello stesso terreno ho individuato una pietra antropomorfa straordinariamente simile ad un´altra trovata nel 1992 a Giurdigano nel Salento, in località Vicinanze 2 (figg.16, 17). Questa è distante qualche centinaio di metri dai dolmen Stabile, Grassi e Chiancuse ed è inserita in un muretto a secco che costeggia un crocicchio, davanti ha una colonna- menhir e dietro un ipogeo d’età messapica (VI e III se. a.C.).
Le due pietre di Vicinanze ed Abbazia sono, finora, le sole ad essere nel comprensorio di territori dolmenici, al contrario delle altre statue-stele della regione (figg. 18 e,f) le quali provengono da ristrette aree oggi agricole di antica destinazione sacra: Salapia, Arpi, Sterparo di Castelluccio dei Sauri, Cavallino e Monte Saraceno (Nava, 1988; Tunzi, 1979a).
La relazione tra megaliti e pietre antropomorfe non è casuale. E’ ben noto il caso di S. Martin de Corleans di Aosta dove la compresenza tra stele antropomorfe e megaliti dolmenici è molto significativa. L’area di Laconi in Sardegna comprende stele e dolmen. Non ultime le due pietre-portello della necropoli di Castelluccio di Noto, decorate con figure antropomorfe stilizzate, non sono lontane da Monteracello (figg.18).
Come già accennato nella provincia di Foggia non si incontrano grandi espressioni megalitiche, tuttavia esistono menhir sub-ogivali ad Accadia e a S. Agata, comuni del sub-appennino daunio non lontani da Castelluccio dei Sauri (Tunzi, 1992). E’ possibile che quest’area sia stata toccata da un megalitismo oggi scomparso, magari anche contemporaneo delle stele eneolitiche di Sterparo.
I popoli portatori delle statue-stele e dei dolmen percorressero rotte parallele nell’occidente europeo e la Puglia fu testimone dei questi traffici in questo punto di passaggio tra occidente ed oriente. Vi sono elementi per ipotizzare la confluenza pugliese di almeno due ondate megalitiche, una che interagiva con il Salento e i piccoli dolmen, l’altra con il Barese e i grandi dolmen a galleria.
La prima collegata a Sud/Ovest con l’area di influenza delle culture maltesi. I dolmen maltesi si datano fra 2400- 1500 a. C. (Tarxien Cemetery Culture) e Malta dista dal Capo di Leuca solo 540 Km. percorribili costa-costa tra Sicilia e Calabria. L’altra collegata con il Nord/Ovest e quindi con le zone di influenza del megalitismo sardo e d’oltralpe. In tale contesto i territori odierni occupati dai dolmen potrebbero rappresentare decisivi snodi migratori tra III e II mill. a.C., e quindi le sedi di una consuetudine sepolcrale attardata rispetto ai luoghi di provenienza.
Elenco dei grandi dolmen con galleria e tumulo
Dolmen MOLINELLA (Provincia di Foggia: Vieste) = scomparso
“ SANTERAMO (Provincia di Bari: Trani) = scomparso
“ FRISARI (Provincia di Bari: Bisceglie)
“ ALBAROSA (Provincia di Bari: Bisceglie)
“ LA CHIANCA (Provincia di Bari: Bisceglie)
“ GIANO (Provincia di Bari: Bisceglie) = scomparso
“ COLONNELLE – PALADINI (Provincia di Bari: Corato)
“ SAN SILVESTRO (Provincia di Bari: Giovinazzo)
Necropoli di MASSERIA DEL PORTO (Provincia di Bari: Gioia del Colle
– Murgia S. Francesco Tombe I/III e VI
– Murgia Giovinazzi Tombe I/V
– Murgia S. Benedetto Tombe I/VIII
– Masseria della Madonna Tombe I/V
– Masseria S. Benedetto Tombe I/II
Dolmen LEUCASPIDE – S.GIOVANNI (Provincia di Taranto: Statte Bosco)
Dolmen ACCETTULLA (Provincia di Taranto: Statte Valle)
Dolmen CISTERNINO – MONTALBANO (Provincia di Brindisi: Fasano)
Elenco dei piccoli dolmen del Salento (tutti in Provincia di Lecce)
Dolmen PLACA (Comune di Melendugno)
“ GURGULANTE ( “ di Melendugno)
“ COLARESTA ( “ di Melendugno) = scomparso
“ POZZELLE ( “ di Zollino)
“ MASS. BARROTTA ( “ di Corigliano)
“ SPECCHIA ( “ di Melpignano)
“ CHIANCA ( “ di Maglie) = scomparso
“ CANALI ( “ di Maglie) = scomparso
“ MUNTURRUNE ( “ di Maglie)
“ GROTTA ( “ di Maglie)
“ PINO ( “ di Maglie)
“ CARAMAULI I ( “ di Maglie)
“ CARAMAULI II ( “ di Maglie)
“ STABILE – QUATTROMACINE ( “ di Giurdignano)
“ SFERRACAVALLI ( “ di Giurdignano) = scomparso
“ GRASSI ( “ di Giurdignano)
“ CAUDA ( “ di Giurdignano) = scomparso
“ CHIANCUSE ( “ di Giurdignano) = scomparso
“ PESCHIO ( “ di Giurdignano)
“ ORFINE ( “ di Giurdignano)
“ GRAVASCE ( “ di Giurdignano) = scomparso
“ ORE ( “ di Giuggianello)
“ BELLISCHI ( “ di Sanarica)
“ SCUSI ( “ di Minervino)
“ COCUMOLA – MONTECULUMBU ( “ di Cocumola) = scomparso
“ CAMPINE ( “ di Vaste) = scomparso
“ SGARRA I ( “ di Castro) = scomparso
“ SGARRA II ( “ di Castro) = scomparso
“ TORRE OSPINA ( “ di Racale)
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Maria Laura Leone
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