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SIGNIFICATIVITA’ DELLE STATUE-STELE DI VALLE DELLA STOLA

Una serie di toponimi esalta il ritrovamento di due statue-stele all’inizio della Valle della Stola e permette di riformulare l’ipotesi che le statue-stele potessero essere rappresentazioni della divinità Torza = ‘colei che atterrisce i nemici’ e fossero state poste in prossimità di un’area sacra, a protezione dei confini, affinché gruppi umani aventi un altro genere di religiosità non si introducessero all’interno dello spazio sacro. A sostegno di questa interpretazione sta il passo delle Tavole di Gubbio in cui appare la figura del kvestur cioè di colui che è incaricato di allontanare dalle cerimonie Iapigi, Peuceti e Tusci (gli Etruschi) perché avrebbero rotto l’unitarietà e la potenza del rito.Il ritrovamento di due statue-stele femminili a Groppoli di Mulazzo è avvenuto all”inizio della valle che è percorsa dal torrente Geriola ed è chiamata Valle della Stola. Mentre il toponimo Geriola è di semplice derivazione idro-geologica (la ghiara = gèra in dialetto lombardo) si ha una elevata significatività sacra nel toponimo Valle della Stola, essendo la il simbolo del doppio potere, sulla terra e nel cielo.
Oltre che nelle rappresentazioni dei sacerdoti di Iside, dei suonatori di flauto nelle feste di Minerva, la stola appare nei bronzetti nuragici esposti nel Museo di Cagliari, ove l”officiante offre la torta votiva a forma rotonda (come il nostro testarolo, pastella rotonda fatta con uno stampo chiamato testo.Varrone scriveva infatti ”quod in testu calido coquebatur”). In Lunigiana questo toponimo non è solo, perché sulla sinistra idraulica del Magra si rinviene Monte della Stola.

Osservando l”altura che sovrasta direttamente il punto del ritrovamento (presso la cabina ENEL) si nota il toponimo Arsio, che è chiaramente omofono alla radice arsie delle Tavole di Gubbio, che significa il sacro, il bruciare sacrifici Colpisce peraltro il ritrovare nelle vicinanze il torrente Mangiola, che trova corrispondenza in Val di Vara nel toponimo Mangia, e che richiama il mangiare le carni offerte alle divinità pagane, in particolare Hola e Torza delle Tavole di Gubbio. Analogo significato assume il toponimo Carnea di Bastremoli. Stupisce ancora trovare nelle vicinanze il torrente Osca, che denota una radice etnica, legata ovviamente agli Osci.

Tutta questa dovizie di toponimi viene esaltata dal ritrovamento delle due statue-stele e permette di riformulare l”ipotesi che le statue-stele potessero essere rappresentazioni della divinità Torza = ”colei che atterrisce i nemici” e fossero state poste in prossimità di un”area sacra, a protezione dei confini, affinché gruppi umani aventi un altro genere di religiosità non si introducessero all”interno dello spazio sacro, modificandone le frequenze vibratorie. A sostegno di questa interpretazione sta il passo delle Tavole di Gubbio in cui appare la figura del kvestur cioè di colui che è incaricato di allontanare dalle cerimonie Iapigi, Peuceti e Tusci (gli Etruschi) perché avrebbero rotto l”unitarietà e la potenza del rito. Dalla funzione del kvestur è derivato il termine latino questor ed il termine italiano ”questore”, che mantiene funzioni simili.. Una ipotesi dello stessa natura semantica è stata già espressa, in forma più elementare, dallo studioso francese J. Arnal il quale aveva ipotizzato che le statue-stele fossero poste a protezione dei territori di caccia, perché non venissero oltrepassati.

Una pratica analoga di protezione della sacralità dei confini mediante betili e stele era in uso fra gli Etruschi. Il toponimo Pentema che si rinviene ancora oggi in Arcola, documentato già nelle antiche carte catastali relative alla sponda del fiume Magra, sta infatti a significare ”cippo di confine” e l”etimologia deriva dal fatto che vi fosse rappresentata una mano con le cinque dita (quasi a ripetizione del gesto con cui ancora oggi il vigile urbano blocca il traffico).

LE STATUE STELE NON SONO:
a) monumenti funerari a ricordo della sepoltura del rix o di altro grande personaggio;
b) monumenti alla sessualità femminile per far restare attratto da esse il grande personaggio e così impedire che questi si risvegli dalla tomba e spodesti e uccida il nuovo capo (Formentini R.- Museo Civico della Spezia);

PERCHE”
Finora non è stata trovata nessuna statua-stele presso sepolture.
LE STATUE-STELE POTREBBERO ESSERE:
a) divinità protettrici del territorio di caccia (tesi dello studioso francese J.Arnal);
b) divinità protettrici del territorio delle tribù osco-umbre che abitavano la Lunigiana,
ipotesi inedita che noi proponiamo:

PERCHE”
a) nella storiografia osco-umbra esiste l”importante documento delle Tavole di Gubbio;
b) nelle Tavole di Gubbio è menzionata la divinità ”Torza” indicata come ”colei che atterrisce i nemici” (G. Devoto – G. Maruotti – A. Ancillotti);
c) in Lunigiana esistono i toponimi Torza (Val di Vara) e Torsana (Val di Magra) che attestano la derivazione etimologica dalla suddetta divinità (G.Maruotti);

d) per ”atterrire i nemici” sarebbe stata usata la tecnica di frequenziazione vibrazionale, ottenuta dalla capacità sciamanica di utilizzare le frequenze del territorio, dovute a particolarità geologiche (linee d”acqua superficiali o sotterranee, faglie, fratture, doline, strati inclinati, presenza di filoni minerari ecc.) come frequenza portante;
e) la frequenza portante del territorio verrebbe modulata per ottenere un effetto simile a quello che si può osservare nelle cattedrali gotiche (o il terror mortis o la suavissima quies);
f) la prova che nell”antichità fosse possibile ottenere effetti di trasmissioni di frequenze al di sopra del terreno e al di sotto del terreno è presente nella iconografia di <çatal hüyük> (Turchia – 5 800 a.C.) (fig. 57 pag. 90 del volume di A. Baring & J. Cashford);
g) nelle Tavole di Gubbio si citano proprio due divinità contrapposte (Hola e Torza) una adorata sotto l”altare (persondrom sub ereçlo Holi) ed una adorata sopra l”altare (persondrom super-ereçlom Torsae ). In questa doppia iconografia si potrebbe riscontrare la doppia esistenza di forze magico sacrali, una che scorre in superficie ed una che scorre sotterranea, così come chiaramente indicato nell”iconografia di <çatal hüyük>.

STUDIO DI SITI OVE SONO STATE TROVATE STATUE STELE
Area di Minucciano
L”importanza dello studio dei siti ove sono state trovate statue-stele diviene meglio nota dopo aver capito la portata epistemologica dell”immagine proveniente da <çatal hüyük>.
Il flusso di energia elettromagnetica proveniente da particolari valenze geologiche del terreno (nella fattispecie si tratta di una master fault) è rilevabile in modo netto nel sito del Santuario della Madonna del Soccorso di Minucciano, ove sono state rinvenute tre statue stele in un”area di meno di venti metri di raggio.

Le tre statue stele sono state poste nel Museo del Castello del Piagnaro di Pontremoli, mentre nel sito sono stati posti tre calchi.
L”area è antistante il santuario e ciò fornisce un esempio della ”continuità del sacro”
fra preistoria/protostoria e Cristianesimo. E” storicamente interessante rilevare che l”edificio fu inzialmente costruito come eremo già nel secolo XV e come ancora oggi vi viva una piccola comunità di eremiti di entrambi i sessi.

Il sito è un crinale posto a cavallo fra due valli, immerso nel castagneto, e ciò fornisce una ulteriore casistica sul fenomeno che le statue-stele vengono rinvenute sempre in aree a castagneto (il maggior numero è stato infatti trovato nella Selva di Filetto, splendido castagneto pedemontano ove campeggia un grande menhir, corredato di una fila di nove coppelle (nove è numero sacro della preistoria).
Poiché con la palinologia (studio dei pollini fossili) è stato dimostrato che il castagno era presente nell”Italia Centro-Settentrionale già nel periodo ”Atlantico” (10 000 a.C.- analisi di reperti della Versilia, della Val di Vara e del Casentino) è probabile che già allora ne venisse utilizzato il frutto.

Sta in ciò una delle ragioni per ”atterrire i nemici” e impedire il passaggio e l”accesso in certe aree? Nell”area del Santuario di Minucciano, oltre alle valenze geologiche (energie di faglia) si ha un luogo particolarmente panoramico, perché sovrastato dalla mole del Monte Pisanino, il più alto delle Alpi Apuane (m 1946 s.l.m.) in inverno spesso ammantato di neve. Sul crinale che forma la sky-line sottostante la guglia del monte si staglia la torre di Minucciano, paese che è già in provincia di Lucca, anche se appartiene allo spartiaque dell”Aulella, affluente della sinistra idraulica del fiume Magra.

(ENRICO CALZOLARI)

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