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I CERCHI, LE COPPELLE, LE FIGURE E LE SCRITTE SULLA ROCCIA SACRA DI LIMANO: ALLA RICERCA DI UN POSSIBILE SIGNIFICATO

Risalendo da Bagni di Lucca la valle della Lima in direzione del Passo dell’Abetone, sulla sinistra idrografica si nota una montagna piramidale con la cuspide terminale aspra e rocciosa: il monte Limano.
Sul versante ovest del monte, a quota 880 s.l.m., si trova una parete rocciosa verticale chiamata Balzo alle Cialde.
In occasione dell’equinozio di primavera, la parete è illuminata dal sole che tramonta alle spalle di un picco delle Alpi Apuane, creando un suggestivo effetto visivo, a causa dei molteplici colori della parete rocciosa.
Forse questo fenomeno fu decisivo per fare di essa un sito sacro. Dall’intrico di segni presenti su quella che chiameremo convenzionalmente “ Roccia Sacra” di Limano emergono chiaramente alcuni cerchi contenenti coppelle, molte delle quali sono disposte vicino ai contorni dei cerchi stessi come in varie composizioni scandinave e scozzesi.

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L’ipotesi interpretativa avanzata è che tali combinazioni di cerchi e coppelle, che spesso sono associate a rettangoli reticolati, sarebbero l’espressione ulteriore di un simbolismo che allude a divinità delle fertilità ciclica.
La coppella esprimerebbe il “potere fecondante”, mentre il cerchio alluderebbe al fatto che questo potere è ciclico e governato dalle divinità che presiedono ai cicli universali ( degli astri, del sole, delle stagioni, della migrazione delle anime o rigenerazione).
A Limano, però, c’è un elemento in più: si tratta di figure che a nostro avviso rappresentano facciate di edifici e che possiamo assimilare alle cosiddette “capanne” delle incisioni rupestri camune fig.1).
Gli uni e le altre non hanno lo scopo di raffigurare edifici reali – anche se possono schematicamente richiamarli – bensì simbolizzano la casa degli dèi ed in particolare l’edificio dell’universo.
Gli edifici che appaiono sviluppati in senso orizzontale, con il tetto o timpano triangolare a sinistra, alludono in specifico all’Altromondo. Quindi i cerchi non possono essere considerati un semplice simbolo solare, ma alludono ai cicli universali a cui anche il sole si attiene.
Se così è, la tesi che i cerchi con coppelle rappresentino la fecondazione ciclica universale ci pare plausibile, poiché essi alluderebbero al sole (il cerchio) portatore ciclico di luce e di anime (le coppelle).
Notevole è un cerchio provvisto di raggi soltanto nella parte inferiore. Riteniamo che tale figura rispecchi la concezione dualistica degli opposti indissolubilmente legati.
Ciò è confermato dal fatto che nella parte bassa è scritto varie volte Lvgos (dio della luce e della vita), mentre nella parte alta oltre a Lvgos si legge Bescos (dio della morte). Inoltre, dentro il cerchio è disegnata più volte una testa di ariete che è il simbolo del dio capro, personificazione del doppio principio.
Dentro e fuori del sole c’è scritto Gebrinus “Caprino” che potrebbe riferirsi non al sole, ma ad un largo crescente lunare incluso nel cerchio. Anche i corni della luna e le corna dei capridi e dei bovini sono simboli del doppio principio.
È però difficile accertare il motivo per cui la parte raggiata è rivolta verso il basso. Negli edifici dell’universo disegnati in Valcamonica a volte sono appesi, alle estremità inferiori del tetto, due cerchi che rappresentano il Sole e la Luna. Ma mentre nelle figure camune i cerchi che simbolizzano gli astri sono notevolmente più piccoli degli edifici a cui sono appesi, qui a Limano la sovrapposizione di cerchi ed edifici di varie dimensioni rende difficile stabilire quali cerchi ed edifici sono correlati. Tuttavia l’impressione è che alcuni cerchi fossero contenuti quasi di misura negli edifici, come se questi fossero la Casa del Sole.
L’età a cui risalgono le prime figure incise sulla roccia di Limano è difficile da stabilire a causa delle continue variazioni che la composizione deve avere subito con il ricalco delle prime linee e l’esecuzione di aggiunte certamente effettuate per alcuni secoli. In ogni modo la presenza di scritte di teonimi gallici e anche di figure divine in forma umana, spesso alate, testimonia che l’attività incisoria ebbe un grande sviluppo in un periodo in cui genti galliche abitarono nella zona.
Tale periodo dovrebbe essere contenuto fra il IV secolo a.C. e l’avvento del cristianesimo.
Oltre ai nomi gallici, figurano anche nomi latini ed etruschi scritti in alfabeto etrusco.
I nomi etruschi sono collocabili in un periodo che va dal III al I secolo a.C. Pure essi sono state scritti in tempi diversi: lo testimoniano i due tipi di r (a P ed a D speculare) che si sovrappongono.
I nomi incisi sulla Sacra Roccia sono di divinità che presiedono alle nascite, al ritorno alla luce, al viaggio delle anime, alla lotta fra bene e male, vita e morte. L’etrusca Thesanthea, è l’illuminante”, Usil è “il Sole”, Turms “il Corridore, Viaggiatore” (Mercurio psicopompo), Vecuvia è “colei che fa sorgere e vigila”. In Fig. 2 i cerchi sono associati ad edifici simbolizzanti l’Altromondo.
Si intravedono anche figure alate la maggiore delle quali ha una testa a tre facce. Non si può stabilire se le figure sono femminili o maschili, ma i nomi sono indicativi:
Turms è il Mercurio etrusco (raffigurato con le ali anche su alcuni specchi etruschi del V-IV secolo a.C.), mentre Vecuvia è una Lasa (Amor femminile), pure essa rappresentata su alcuni specchi etruschi e su un sigillo d’oro. Essa corrisponde alla ninfa Vegoe (Begoia) che si tramanda avesse rivelato agli Etruschi l’agrimensura e l’arte di interpretare i fulmini. I nomi Vecuvia e Turms spesso si sovrappongono e in ogni modo furono scritti numerosissime volte (in fig. 2 si sono scelte solo pochissime scritte per non rendere i tratti illeggibili a causa dell’intrico di segni) nel corso degli anni e dei decenni. Sia Vecuvia, assimilabile alla greca Hekate ed a Diana con tre volti o tre teste, sia Turms sono raffigurabili con tre volti.
Il Turms etrusco è molto vicino, per l’importanza religiosa e per la polifunzionalità, al Lugus o Mercurio gallico.
I tre volti con cui è rappresentato a Limano costituiscono una novità rispetto alle figure di Turms note nell’iconografia etrusca.
Per ora è difficile dire se il Turms dai tre volti rappresentato a Limano è un’aggiunta
posteriore dei Galli o se gli Etruschi della zona assimilarono le concezioni religiose dei Galli ivi arrivati.
Comunque sia, questo Turms è rappresentato non solo con il caduceo – che simbolizza
il legame indissolubile del doppio principio, ma anche con il tridente che lo qualifica come signore dei tre mondi: celeste, terreno ed infero. Quindi egli ha in sé le nature di Lugus “Luminoso”, Bescos “che spezza, morde, affligge” e di Dagodeus “Buon Dio”.
Questi tre nomi, che appaiono anche in Fig. 2, furono certamente aggiunti da persone di stirpe gallica.
Nel settore di fig. 3 alcune scritte hanno dimensioni monumentali e corredano una complessa composizione comprendente anche dei bassorilievi. Le profonde scanalature non sono segni dissacratori come ipotizzato a prima vista, perché le lettere dei nomi gallici sono state scritte tenendo conto di esse e penetrano anche nelle cavità.
La composizione è dominata da una grande vulva a cui certamente si riferisce il nome etrusco (scritto anche in lettere latine) Thesanthea “quella della luce”, certamente dea dell’aurora e del venire alla luce.
Le labbra vulvari sono attraversate da scritte (Lvgos e Bescos: i nomi del dio della vita e del dio della morte) e sono incise da figure di teste per lo più gianiformi per alludere al fatto che le nascite sono conformi al doppio principio. Nella parte inferiore della parete i continui mutamenti e probabilmente anche i danneggiamenti dissacratori effettuati da cristiani hanno reso problematica la lettura delle prime sculture.
Tuttavia si vede una figura alata che inizialmente doveva avere la testa di Turms-Mercurio: il nome Turms in caratteri etruschi è ancora leggibile vicino alla testa. Dentro il profilo della testa primitiva fu poi incisa una testa a tre volti.
Altre due teste a tre volti furono raffigurate nella parte superiore delle ali.
Il dio alato tiene un caduceo ed un tridente. Un altro tridente fu aggiunto successivamente.
Il busto di questa figura è attraversato da scritte sovrapposte: la più grande di esse è leggibile come Thesanthea. Sotto la scritta sono scolpite in rilievo due gambe che si incrociano e sono sproporzionatamente grandi per la figura del Mercurio alato descritta sopra. Esse potrebbero appartenere ad un bassorilievo più grande la cui parte superiore fu danneggiata dall’incisione della grande vulva.
Tuttavia i resti della testa del bassorilievo maggiore sono ancora visibili. Sulla destra è notevole il disegno di un edificio con colonne che evidentemente è una versione modernizzata dell’edificio simbolizzante la casa del sole, l’universo. Straordinaria è la scritta etrusca: Xaru ruva Usils “Charu fratello del Sole”.
Essa corrisponde alla scritta latina Bescos socius Solis incisa in altre parti della roccia. Charu è il dio etrusco della morte assimilato a Caronte anche per via dell’assonanza dei nomi.
In ogni modo Xaru significa “colui che taglia, spezza, affligge” e ha il significato del gallico Bescos.
Il nome Xaru è leggibile anche nel dettaglio di Fig. 4 dove è ripetuta la scritta Bescos
socius Solis ed è pure rappresentato il dio Gebrinus (nome gallico) in forma di capro. Qui si notano altre forme animali (cavallo, toro, aquila) di divinità che presiedono al ciclo della rigenerazione.

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